Dal Diario Di Guerra Di Giuseppe Santon

Documentazione

Il Campo Di Mauthausen

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Durante la prima guerra mondiale (1914 - 1918) gli Austriaci aprirono un primo campo per prigionieri di guerra ad est di Mauthausen per lo sfruttamento della cava di Wiener-Graben, un granito usato per pavimentare le strade di Vienna.

In esso, russi, serbi, italiani raggiunsero la cifra di 40.000 internati, e circa 9.000 di loro vi persero la vita, tra i quali 1.759 italiani che vi morirono di fame e stenti.

Un Cimitero di Guerra Internazionale è dedicato alla loro memoria. Che Mauthausen sia stato un campo di prigionia nella Grande Guerra è cosa nota, durante gli anni 40 ci fu chi tornò per la seconda volta in qualità di prigioniero in quella località dal nome tanto sinistro ed evocativo di inumane sofferenze. Il Lager nazista non è lontanamente paragonabile al campo di prigionia austriaco costruito antecedentemente allo scoppio della prima guerra mondiale, le mura, i forni crematori e le camere a gas sono infatti appannaggio della “civiltà” nazista, non per questo la vita dei nostri prigionieri durante il primo conflitto mondiale fu facile.

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Il campo fatto costruire dalle alte gerarchie militari austriache doveva servire ad ospitare una moltitudine di prigionieri in quanto le ottimistiche previsioni dei generali davano la vittoria sulle truppe nemiche sicura e veloce. Il campo era costituito da baracche in legno ed era delimitato da reticolati. Le baracche ospitavano separatamente ufficiali e truppa, il trattamento era chiaramente diverso a seconda del grado del prigioniero: mentre l’ufficiale riusciva in qualche modo a sopravvivere, così non era per la truppa, specie per chi privo di mezzi e di aiuti non riusciva a comprare all’interno del campo quelle derrate che servivano ad integrare il sempre più scarso rancio.

La maggioranza dei prigionieri italiani vennero inquadrati nelle cosiddette “Compagnie di Lavoro”, costretti a svolgere pesanti attività senza avere il conforto di un vitto ed un trattamento adeguato.

I ventimila ufficiali internati godettero, salve rare eccezioni, di un trattamento diverso e più accettabile che permetteva alla fine alte probabilità di sopravvivenza.

La truppa internata nei campi di concentramento sovraffollati, viveva in condizioni assai precarie, pressoché dimenticata dalla madrepatria. Il passaggio dallo stato di combattente a quello passivo di prigioniero era giudicato da Cadorna e dai vertici militari italiani un fatto negativo, se non addirittura una scelta voluta.

Nemmeno sotto Diaz cambiò il giudizio dei vertici militari sui prigionieri di guerra, a differenza degli alleati, si continuò a pensare che la prigionia non fosse l’effetto naturale di una battaglia perduta, ma anzi imputabile allo scarso spirito bellico dei militari catturati.

Le prime conseguenze furono il mancato invio di generi di conforto; il clima, le malattie e gli stenti fecero il resto.

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in senso orario: Le sentinelle intorno ai reticolati; La ronda fa il giro dei reticolati; Una baracca per gli ufficiali; Alcuni baraccamenti di Mauthausen