Dal Diario Di Guerra Di Giuseppe Badesso

Luigi Testimone Di Un’immane Tragedia

Gli Spostamenti In Territorio Francese

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Dopo l’inverno, con l’arrivo della primavera, lasciamo le retrovie e ci avviamo verso il fronte.

Presso il fronte

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Il 30 marzo, giorno di Pasqua, ci portano di notte, per non essere scoperti, e quattro per volta a Verdun, ci fanno passare dall’esterno della città e, giunti al fiume Mosa, ci fanno passare su una passerella e poi in una galleria che serve da dormitorio. A tarda ora sopra la collina inizia il tiro nemico: proiettili, granate, proiettili di piccolo e medio calibro. Noi in quella galleria abbiamo gocce d’acqua che continuano a cadere, una grande umidità che inzuppa le coperte, gonfia il nostro corpo e ci fa sentire la testa pesante.

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Quando usciamo da quella “caverna” il corpo è tutto inzuppato, gli occhi gonfi per la grande umidità sembra non vogliano aprirsi alla luce del sole.
Così per 40 giorni… lontano dalla nostra patria, pensiamo piangendo alla nostra famiglia.
Si cerca di pensare a chi sta peggio e preghiamo Dio che salvi loro e noi. Intanto sopra di noi si scatenano formidabili bombardamenti e la collina e la galleria tremano per lo spostamento d’aria a causa degli scoppi delle granate e dei proiettili.
L’acqua della Mosa è piena di fango e si levano nuvole nel cielo per lo scoppio dei proiettili.


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Spostamenti annotati da Luigi Badesso dal gennaio al dicembre 1918



Cambiamento

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A sette Km. a nord di Verdun continuano senza sosta i bombardamenti, a metà di maggio si scatena un violento bombardamento che dura 24 ore: la valle è invasa dal fumo dei cannoni, il terreno è senza erba e gli alberi senza corteccia e secchi.

Il riposo

Verso il il 5 o il 7 giugno ci mandano a riposare sotto Verdun, in un bosco per non essere visti, quel bosco si chiama Sardelle, il nostro unico svago è quello di andare a raccogliere verso mezzogiorno fino a sera fragole e uva spina lungo le siepi dove prima della guerra c’erano dei giardini.

Cambiamento di posizione

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Il 25 giugno ci portano in prossimità dello scalo merci ferroviario di Parigi. Anche se la città è distante riusciamo a vedere qualche guglia dei monumenti di Parigi, verso le 9 il treno, proseguendo lentamente, costeggia grandi palazzi,

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dai balconi molta gente è affacciata e saluta sventolando i fazzoletti, dalla strada che fiancheggia la ferrovia delle signorine gettano nocciole e arance in segno di “compiacenza”.
Dopo aver lasciato quella zona, ci inoltriamo nella campagna e vediamo armamenti e cannoni mimetizzati con delle reti. Arriviamo quindi vicino alla linea
“Oise” e ci rimaniamo per tutto il mese di luglio.
Il fronte qui è meno pericoloso che a Verdun. Mentre siamo lì veniamo a sapere che

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violenti bombardamenti e contrattacchi nemici stanno avvenendo lungo tutto il fronte italiano.
È l’offensiva austriaca contro l’Italia. Con grande ansia e sofferenza attendiamo ogni giorno notizie dall’Italia. Quando veniamo a sapere che l’offensiva si è conclusa a favore dell’Italia con nostra vittoria, siamo felici e pieni di gioia anche se lontani dalla Patria.
I francesi dal canto loro, con l’aiuto degli alleati, cercano anche loro di sferrare l’attacco decisivo contro il nemico. Noi veniamo spostati sulla linea “Somme” in posizione “Aisne”.

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Il 5 settembre passiamo sotto il fuoco nemico dove ci sono cumuli di cadaveri ovunque, piccoli cimiteri da campo scavati dalle granate, ossa dappertutto, un tale fetore di cadaveri che non si poteva resistere. Possiamo bere soltanto l’acqua di un pozzo che è infetto, ma la sete è grande e dobbiamo bere comunque. Il 15 ottobre marciamo verso il nemico verso la linea “Hildemburg” nella posizione “Aisne”, nomi che i francesi tremano solo a pronunciarli, queste posizioni sono presso Saint Quentin, dove non si possono descrivere i morti e gli alberi bruciati dai cannoni. I tedeschi devono lasciare queste posizioni dopo gravi perdite.

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Il fiume di Saint Quentin è rossastro per il sangue, la città un cumulo di rovine, si cammina sopra i cadaveri, lungo le strade si vedono cavalli maciullati, sangue ovunque e pezzi di carne umana sui muri e sugli alberi. Dopo aver passato la città, ci rifugiamo a 5 Km. da Saint Quentin in gallerie nemiche.
Intanto il fuoco nemico è formidabile, il nemico resiste sulla riva di un piccolo fiume e aggiusta il tiro sulla strada dove fa strage di una colonna di artiglieria inglese, molti i morti e i cavalli maciullati.

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Il mattino seguente proseguiamo, sempre con il pensiero all’offensiva in Italia, specialmente sul Piave, dove vivono le nostre famiglie.
Veniamo a sapere che il basso Piave è occupato dalle nostre truppe e poi in un secondo momento che gli Italiani avanzano lungo tutto il Piave. Francesi e Italiani esultano per l’offensiva italiana e poi anche perché un comunicato annuncia che noi siamo a Vittorio Veneto.

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Gli Italiani hanno occupato Trento e Trieste. “Armistizio”, “La Pace la Pace”. I combattimenti continuano in Francia, tanto che dicono che se i tedeschi non cedono le armi, gli Italiani verranno in aiuto dei francesi.
Quanto soffriamo pensando che in Italia c’è la pace e qui combattiamo ancora sotto il fuoco nemico e in questi trinceramenti pieni di fango!
Verso, l’8 novembre partiamo verso Guise, nella posizione “Aisne” i tedeschi avevano fatto resistenza servendosi di ordigni micidiali, molti tank francesi sono stati abbattuti e molti soldati fatti prigionieri.

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Finalmente il giorno 11 novembre si sente gridare dai soldati “Armistizio” “la Pace”.