Dal Diario Di Guerra Di Giuseppe Badesso

Gli Imperi Centrali Sull’orlo Del Baratro. Verso L’armistizio E La Pace

1918

Il 21 marzo il generale Erich Ludendorff lanciò la programmata offensiva che, in caso di successo, avrebbe consentito alla Germania di vincere la guerra: i tedeschi assalirono le posizioni britanniche sulla Somme, provocandone il crollo e avanzando rapidamente nelle retrovie.

I risultati conseguiti dai tedeschi durante l’offensiva furono impressionanti rispetto all’esito di altre battaglie sul Fronte Occidentale: catturarono 90.000 prigionieri e 1.300 cannoni, inflissero agli anglo-francesi 212.000 tra morti e feriti, annientarono l’intera 5ª Armata britannica; per contro dovettero registrare 239.000 perdite tra ufficiali e soldati, con alcune divisioni ridotte alla metà dei loro effettivi e molte compagnie con appena quaranta o cinquanta uomini.

Nel tentativo di replicare il successo iniziale, Ludendorff lanciò una serie di assalti in sequenza in altre zone del fronte: in aprile i tedeschi sfondarono le linee britanniche vicino Ypres, in maggio guadagnarono altro terreno attaccando i francesi tra Soissons e Reims, in giugno assaltarono le posizioni francesi davanti Compiègne, ma l’azione fallì e fu bloccata nel giro di pochi giorni. Contemporaneamente truppe anglo-statunitensi vennero in soccorso dei francesi contrattaccando sul fronte della Marna.

Il 15 luglio Ludendorff lanciò un’ultima disperata offensiva sulla Marna, ma a inizio agosto lo slancio tedesco su tutto il fronte cessò: l’esercito imperiale era a un soffio dalla vittoria ma esausto e dissanguato dalle enormi perdite cessò di avanzare; nel frattempo quasi un milione di soldati statunitensi erano giunti in Francia a dar manforte agli Alleati.

Esaurita la spinta offensiva degli Austro-Tedeschi, gli Alleati presero l’iniziativa.

Il generale francese Ferdinand Foch predispose i piani per una serie di attacchi con obiettivi limitati ma da attuarsi in rapida successione l’uno dopo l’altro per sottoporre i Tedeschi a una pressione costante, sfruttando la superiorità numerica locale delle truppe anglo-franco-statunitensi oltre che la notevolmente accresciuta disponibilità di carri armati e aerei.

Già il 18 luglio truppe francesi e americane attaccarono il vulnerabile saliente tedesco sulle rive della Marna e per il 4 agosto ne avevano ricacciato i difensori indietro per quasi 50 chilometri.

L’8 agosto iniziò una seconda offensiva davanti Amiens, condotta da truppe franco-britanniche appoggiate da 600 carri armati e 800 aerei: il successo alleato fu tale che Ludendorff definì l’8 agosto “il giorno più nero per l’esercito tedesco”, il 15 agosto l’azione proseguì con un vigoroso contrattacco sulla Somme da parte di britannici e statunitensi.

Mentre a Parigi il neocostituito Consiglio Interalleato progettava piani per la continuazione della guerra almeno fino al 1919, su tutto il fronte occidentale gli Alleati continuavano ad avanzare: tra il 12 e il 19 settembre, nel corso della loro prima offensiva autonoma, le truppe statunitensi del generale John Pershing riconquistarono Saint-Mihiel e circa un mese dopo, il 26 ottobre, truppe franco-statunitensi diedero il via all›offensiva della Mosa-Argonne proseguita a fasi alterne fino a novembre; le due operazioni insieme valsero la conquista di oltre 500 km² di territorio.

Frattanto il 27 settembre gli anglo-francesi avevano intrapreso la battaglia di Cambrai-San Quintino nel settore settentrionale del fronte e il 28 britannici, francesi e belgi attaccarono sul fronte di Ypres: le difese della “linea Hindenburg” furono sfondate, obbligando i tedeschi ad avviare l’evacuazione delle Fiandre e dei territori conquistati quattro mesi prima.

Nel frattempo sul fronte italiano l’Impero asburgico era ormai a un passo dal baratro: assillato dall’impossibilità di continuare a sostenere lo sforzo bellico sul piano economico, era inoltre sempre meno in grado di tenere unito il vasto mosaico dei popoli sui cui governava, non riuscendo a proporre, se non tardivamente, delle valide alternative che ne riconoscessero l’identità; la rivoluzione delle varie etnie stava rapidamente maturando.

Mentre l’Austria-Ungheria si dibatteva in simili problemi, l’Italia anticipò l’offensiva prevista per il 1919.

Il 23 ottobre cominciarono gli sbarramenti d’artiglieria e la costruzione di ponti di barche sul Piave, in condizioni climatiche pessime; nonostante la dura opposizione, gli Italiani sfondarono la linea difensiva austro-ungarica e provocarono il collasso dell’Esercito imperial-regio, che si ritirò in disordine verso le Alpi. Mentre gli Italiani avanzavano rapidamente in Veneto, Friuli e Cadore, Vienna iniziò i preparativi per avanzare una richiesta di armistizio e la Germania con un potenziale umano gravemente compromesso da quattro anni di guerra, venne a trovarsi in gravi difficoltà dal punto di vista economico e sociale.

Il 1º ottobre i Britannici si apprestavano a superare la linea Hindenburg lungo il canale di St. Quentin e gli statunitensi a sfondare nelle Argonne.

Ludendorff confidava di continuare la lotta nella speranza che un’efficace difesa della frontiera tedesca potesse alla lunga smorzare la determinazione degli Alleati, ma la capitolazione dell’Austria-Ungheria il 3 novembre scoprì il fronte sud-orientale della Germania, cosicché l’offensiva alleata riuscì ad infliggere una serie di sconfitte all’esangue esercito tedesco, le cui truppe iniziarono ad arrendersi in numero sempre crescente.

Quando gli Alleati ruppero il fronte, la monarchia imperiale si dissolse e i due comandanti supremi Hindenburg e Ludendorff, dopo aver tentato invano di convincere il Kaiser a combattere a oltranza, si fecero da parte. Di fronte alla rivoluzione interna e alla minaccia delle forze alleate ormai in vista del confine nazionale, i delegati tedeschi che si erano recati a Compiègne già il 7 novembre non ebbero altra scelta che quella di accettare le gravose condizioni imposte dagli Alleati.

L’armistizio entrò in vigore alle ore 11:00 dell’11 novembre 1918, ponendo fine alla guerra.